Le microplastiche tra indumenti e cosmetici

Le microplastiche sono frammenti di plastica di piccolissime dimensioni, particolarmente dannosi per l’ambiente e la salute umana. Il mare è, ovunque, disseminato di queste particelle che, scambiate per cibo dai pesci, entrano a far parte della catena alimentare.

Come arrivano nelle acque marine le microplastiche?

In diversi modi: si possono formare dalla frantumazione di pezzi più grandi di plastica galleggiante, causata da moto ondoso, attrito con le rocce e dall’azione dei raggi UV del sole; oppure vengono immesse direttamente dalle nostre case, attraverso l’utilizzo di alcuni cosmetici e i lavaggi in lavatrice di capi sintetici.

Senza rendercene conto, ogni volta che laviamo abiti contenenti percentuali di poliestere o di altre fibre sintetiche, produciamo grandi quantità di microplastiche. Dopo diversi lavaggi, le microfibre si sfilacciano e rimangono nell’acqua usata dalla lavatrice; i filtri che montano gli elettrodomestici non sono in grado di trattenere questi filamenti che, di conseguenza, finiscono in mare. Per farci un’idea più precisa, pensate che in media, un normale lavaggio, genera oltre 1.900 microplastiche per capo d’abbigliamento. A questi sconcertanti dati bisogna aggiungere che, in inverno, utilizzando un maggior quantitativo di indumenti, il rilascio di microplastiche fibrose aumenta di circa il 700%.

Esiste qualche piccolo accorgimento casalingo, che possiamo adottare per ridurre il numero di fibre che immettiamo in mare attraverso la lavatrice: per esempio, cercando di riempire il più possibile il cestello, in modo da rendere meno forti gli urti tra gli abiti durante la centrifuga; diminuendo la temperatura, i giri della centrifuga e il tempo di ogni lavaggio. È inoltre consigliato propendere per la scelta di un detersivo liquido, in quanto la polvere, essendo granulosa, esercita un’azione abrasiva sui tessuti, causando il distacco di un gran numero di microfibre.

Se vogliamo ridurre drasticamente la quantità di microplastiche immesse in mare dalla lavatrice, in commercio si trovano, già da qualche anno, dispositivi che catturano e intrappolano la maggior parte delle fibre rilasciate dai tessuti, impedendo loro di raggiungere il filtro. Per saperne di più potete dare un’occhiata qui:
https://www.wired.it/attualita/ambiente/2019/05/13/ridurre-microplastiche-lavatrice/?refresh_ce=

Come accennato, anche i cosmetici, assieme ai tessuti, sono fortemente responsabili dell’inquinamento marino causato dalle microplastiche.

Purtroppo, alcune comuni attività, apparentemente banali e innocue, come lavarsi i denti, i capelli, fare pulizia del viso e truccarsi, possono rivelarsi particolarmente dannose per l’ambiente: lo scrub facciale, alcuni shampoo e saponi, i dentifrici, l’eyeliner, il glitter, le creme solari e i detergenti esfolianti, spesso hanno tra gli ingredienti frammenti artificiali, i quali negli ultimi anni hanno sostituito i componenti naturali utilizzati tradizionalmente.

Fortunatamente, in Italia, dal primo gennaio 2020, sono state bandite le microplastiche dai cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente, pena multe severe. Una magra consolazione se pensiamo ai danni che abbiamo causato fino a questo momento, ma comunque l’inizio di un cambiamento.

L’emendamento emesso, però, non comprende ancora tutti i prodotti cosmetici che aggiungono microplastiche ai loro ingredienti, ricordiamoci, quindi, che per verificare se ciò che acquistiamo ne contiene, dobbiamo controllare se nell’INCI – l’etichetta degli ingredienti di un prodotto – è presente una di queste voci: Polyethylene (Pe), Polymethyl methacrylate (Pmma), Nylon, Polyethylene terephthalate (Pet) e Polypropylene (Pp).

Alla luce di ciò, è indispensabile che da parte nostra ci sia, o continui a esistere, un consumo estremamente consapevole, almeno finché il divieto non verrà esteso a tutti i cosmetici messi in commercio. Per cui, cerchiamo, il più possibile, di fare nostra la buona e fondamentale pratica, di dedicare qualche secondo alla lettura delle etichette e di scegliere i prodotti che contengono ingredienti non dannosi.

Jennifer Campanini